Pedrabranca. (Ceará) Brasil

sabato 11 giugno 2011

L’orologio del campanile.

Ben, visto che a tanti dei miei pochi che mi seguono,scusate la allitterazione o il bisticcio, mi viene in mente un altro fatto.
Certo, i ricordi sono come i grani di una collana, e se cominci con una perla, sei spinto a seguire in quella successiva.


Come un Rosario.
Comunque ,a quei tempi, siccome io avevo la “vocazione”, e volevo diventare un bravo Sacerdote, o Monaco che fosse, bazzicavo, pardon, frequentavo la chiesa parrocchiale, svolgendo mansioni importanti, come quella di Chierichetto, sempre però in prima fila nelle cerimonie più importanti.  Le beghine mi abbracciavano augurandomi ogni bene, e benedicendomi, ricordandomi di quanto fossi fortunato ad avere avuto una chiamata da Dio, ovvero, la santa Vocazione.
Spesso trascinavo anche il mio riluttante fratello, più che altro per avere qualcuno con cui dividere le mie esperienze.
Di nascosto dal sacrestano, bevevamo il vino della messa, ma, sia ben chiaro, senza attaccare la bocca alla ampolla, alla catalana insomma. Uno zampillo che chi riusciva a tenerlo il più lontano dalla bocca era il migliore. Ma  questo gioco egli mai si prestó, devo dire.
Ma la cosa più divertente, era di salire fino alla cima del campanile, nella cella campanaria, in cui davamo senza preavviso qualche colpo di battacchio alla campana “Media”. A quei tempi, le campane avevano  un vero codice, e la gente non riusciva a capire  quale segnale fossero quei rintocchi.
Ttutti ricorderanno, ad esempio nei “Promessi sposi” del Manzoni, nella notte degli inganni furono usate le campane a martello per avvisare di una  qualche emergenza. Poi ci erano le campane “A Morto’, per denunciare una qualche morte, etc.. Se, poi, era un avvenimento di cui essere felici, “Campane a distesa”.
Come il parroco di Maranello ancora usa se vince la Ferrari in formula 1, qualsiasi ora sia.
Ricordo ancora che ogni campana aveva molti fregi ed il nome di qualche Santo, la maggiore  era ,ovviamente, Maria.
Bene. Il campanile avera anche un orologio, a cui tutti a quei tempi si attenevano. Dalle campagne in cima alla collina si riusciva a distinguere bene, e chi lavorava di "Magaglio"(1), si dava una regolata.
Il meccanismo, spinto da due enormi pesi era affascinante,con il suo movimento continuo e instancabile.
Quando era il momento di battere le ore, era tutto un muoversi di leve, rotelle dentate, martelletti, che era proprio un vero carillon.

Il movimento dei quattro quadranti, uno per ogni lato della costruzione, erano comandati da una unica asta centrale.
Non so cosa mi prese quel giorno, ma mentre mio fratello era affacciato ad una finestrella osservando le lancette, in questo caso "lancettone", afferrai con tutte due le mani quella asta centrale, cercando di farla ruotare. Chiesi a lui, se aveva notato qualcosa. La lancetta dei minuti si era mossa....mi confermó.
A farla breve cercai di fare ruotare ancora quella asta ....ed egli gridó spaventato: Bon, basta!!
Avevo fatto andare avanti l'importantissimo orologio di 5 minuti.
Zitti zitti, spulezzammo via, un poco spaventati. Ma quando fummo sulla piazza, le risate si sprecarono.
Suppongo che quel giorno molti contadini arrivando a casa, non trovarono il pranzo esattamente pronto. 
Mancavano ancora 5 minuti affinché la pasta fosse cotta a puntino.
(1) Il Magaglio é molto conosciuto  in Liguria. E' un tridente a 90 gradi rispetto al manico. Una zappona pesante con tre denti ecco.


3 commenti:

  1. E bravo Franco, questa non la sapevo. Tuo fratello non ha perso l'abitudine di parlare poco. Reticente più che mai a raccontare le sue "avventure". Certo che non avevate bisogno di chissà che per divertirvi.

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  2. I tuoi ricordi li racconti con un tale entusiasmo e un tal piacere che diventano anche i nostri.E ora mi sembra di conoscere meglio anche le campane !

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  3. Che belli che sono questi tuoi racconti caro Franco! Ti leggo sempre con molto piacere,

    un saluto

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