Pedrabranca. (Ceará) Brasil

lunedì 28 febbraio 2011

Il corvo di S. Benedetto.

Come nella mitologia, in cui Dei e Dee, avavano un animale come simbolo, anche molti santi ne hanno uno. Giove aveva l'Aquila, (ed il fatto di essersi trasformato in cigno per possedere Leda, da cui nacquero da un uovo Castore e Polluce, ed anche Elena di Troia, secondo la leggenda..

.
Qui una
breve digressione. Mi perdo sempre quando mi metto alla tastiera. A Roma sulla scalinata dell' Ara Coeli, noterete che le due statue dei Dioscuri hanno in testa un berretto che è proprio un mezzo uovo. Vado a memoria. Bon. Giunone aveva il Pavone, Mercurio aveva i due serpenti intrecciati sul Caduceo. Minerva, la civetta. Venere...la dea della bellezza e dell'Amore, mi pare che avesse la Tortora, o Colomba... Altri non ricordo e non sto a cercare su internet. Cercateli voi.
Sui santi invece abbiamo: . San Rocco un Cane, che gli lambeva la ferita alla gamba. Sant'Antonio Abate, protettore degli animali da cortile, un porcellino. Santa Agnese un agnellino.(unito al ramo di palma che significa Martirio. San Bernardo,un cane
Ma il vero simbolo dei domenicani, è un cane con una torcia in bocca. Difatti essi erano e sono "Domini Canis", ovvero i cani del signore. San Romedio, un orso, e faccio notare che anche l'attuale Papa, Benedetto XVI  ha un orso sulla sua insegna. San Luca Evangelista un Bue, o Toro. San Giovanni Evangelista un'aquila.. E non parliamo di San Francesco d'Assisi, con il suo lupo di Gubbio, e la predica agli uccelli. Ed arriviamo a San Benedetto da Norcia.
Un corvo
. Racconta la leggenda che mentre egli stava in una grotta per lungo tempo, a Subiaco, un corvo tutti i giorni arrivava e gli portava un pane. E sua sorella Santa Scolastica invece, ha una colomba in tutti i suoi ritratti. Tra l'altro, mi chiedo sempre perché un piccione bianco è sempre una COLOMBA. Bene. Tutto questo viene dai ricordi della mia vita di adolescente, in cui ero un ragazzino vispo e curioso, e sempre disponibile. Studiavo in un Monastero Benedettino. Avevamo al centro del chiostro principale, una spaziosa gabbia circolare in cui viveva un corvo. In onore appunto del Padre fondatore dell'ordine.
E siccome, ripeto, ero un ragazzino vispo e disponibile, ebbi l'incarico di curarmi del corvo. Lo chiamai Loreto, e fummo subito amici. Tutti i giorni mi occupavo di lui, durante la ricreazione, mentre i miei compagni giocavano a Acchiapparella, rincorrendosi come forsennati. Avevamo anche un pollaio, e spesso qualche pulcino moriva. Era il pranzo di Loreto. Io sempre parlavo con lui, lo chiamavo e rispondeva..CRA..CRA. Proprio cosi. Se poi mettevo il braccio dentro la gabbia mi saliva sul polso, e becchettava i bottoni della tonaca. Certo il becco aguzzo vicino al mio viso, mi faceva un po' paura, ma poi prendemmo confidenza uno dell'altro.
Ma un giorno qualcuno lasciò la gabbia aperta. Era una gabbia di tre metri di diametro, e due di altezza, ma il corvo fuggí.
Grande fu la mia disperazione, anche perché ero il responsabile.
Mi aggirai per l'orto, il frutteto e la vigna del monastero, ma niente. Nessuna traccia. Lo chiamavo, e non mi rispondeva.
Rivolsi le mie preghiere a S.Benedetto, a S.Antonio Abate, ed anche a Santa Scolastica, lasciando fuori Nostra Signora ed anche Dio Padre, ritenendo cosa troppo piccola per loro
Ma solo la mattina dopo il corvo era lí , tranquillo, che mi salutó con un doppio CRA!
Non sono sicuro, ma mi sembró che ridesse .E mi parve anche che agitando le ali mi facesse Marameo....
Ma ero un bambino.....

1 commento: