Pedrabranca. (Ceará) Brasil

lunedì 18 aprile 2011

Il refettorio


Foto da WEB
...e te pareva che non tornavo a parlare di MANGIARE. Dovete sapere che in quegli anni la alimentazione era una delle cose più desiderate. Fame per quasi tutti. Dopoguerra.


Ricordo che da bambini quando la mamma ci chiamava a tavola, tutti tre, io mio fratello e mia sorellina, correvamo cantilenando felici ".ngiamo...ngiamo...ngiamo.." era sempre un piatto unico. Niente da dire.
Siamo ancora tutti qui, e non siamo morti di fame. Dei minestroni da risvegliare i morti, pasta e fagioli con dei bei maccheroni, e quel brodo spesso... Ricordo una volta che soffiando su di una cucchiaio di minestra, per certe leggi di fisica, tra fagiolo e maccherone, uscì, un bellissimo fischio. Memorabile.
La sera caffelatte, ma solo con caffè di cicoria. Con un bel Leone sulla confezione. Fino che potevamo inzuppare il pane, stringendolo sull'orlo della tazza, per risparmiare il liquido, tutto bene, ma quando avevamo la polenta a quadretti, che non assorbe, era davvero da essere tristi.(Ma quando la mamma non c'era facevamo il caffelatte con il caffe vero) Ricordo anche le minestre di orzo in cui tanto per far vedere che ero un buongustaio, una goccia di aceto.
Comunque sia quando fui alla prima volta al REFETTORIO, vidi che avevamo davanti un quartino di vino da dividere con il dirimpettaio, e poi arrivò il secondo, con contorno, e davanti al nostro piatto, c'era la frutta.Una mela di solito, o altra frutta di stagione prodotta in loco. Entro la cerchia del monastero intendo.
E chi se move da qui? Sissi...ho la vocazione!! Voglio diventare un monaco Benedettino .Ora et labora..non è un problema. Basta che non passi tanta fame. Evidentemente le vie del Signore sono infinite.
La mia vocazione più che dal cuore veniva dallo stomaco
Come sempre mi perdo per strada. Dunque: IL REFETTORIO, che non è quello della fotografia, ma molto simile, e senza abat-jour.(anzi credo che le abbiano messe solo per la foto). In fondo un Crocifisso grande, un pulpito con il leggio. Come essere in chiesa, insomma. Silenzio assoluto sempre. Prima di iniziare una preghiera in latino, ovviamente, e nelle grandi occasioni, cantata.
Ecco perché sono cresciuto a pane e canto gregoriano. Seduti. Tovagliolo dal collo alla tavola a mo' di tovaglia personale, ed aspettare il segnale del Padre Abbate per iniziare. Nel frattempo dal pulpito un monaco leggeva qualcosa. Vite dei santi et similia. Se qualcuno di noi non stava chino sul piatto e magari si guardava in giro, era considerato "immodesto", e, peggio se parlava, il Prefetto si avvicinava e bisbigliava all'orecchio: "Senza frutta e senza vino"....Per non sbagliare tracannavo subito il mio bicchiere. Non si sa mai.
A turno serviva a tavola un monaco coadiuvato da uno di noi. Al termine dopo il segnale del Padre Abate, salmodiando ci recavamo seguendo il chiostro, fino in chiesa dove avveniva una altra preghiera in ringraziamento.
La cena era simile, solo che il lettore era uno di noi ragazzi. Io ero scelto spesso stante la mia pronuncia abbastanza accettabile, ed una voce squillante. Certi miei compagni, poverini, leggevano come bambini delle elementari ,inceppandosi. Non che io fossi speciale, ma avevo avuto altra scuola. E poi ho sempre detto che ero un ragazzino vispo.
Ma una cosa che sempre mi lasciava perplesso, era, la sera, la lettura del Martirologio Romano. Non avete idea di quali torture soffrivano i Santi Martiri prima di rendere l'anima a Dio. Con tutto rispetto, era un vero manuale di tortura. Ad esempio: si ricorda la Santa xxxxx, la quale, dopo che le furono tagliate le mammelle, le fu mozzato il capo...Oppure San yyyyy, al quale dopo che furono infilate canne aguzze sotto le unghie, fu posto sull'aculeo e rese l'anima a Dio.Ad un altro fu scorticata la schiena, dopodiche fu strofinato con sale sulla carne viva. Ad un altro appeso a testa in giù fu iniettato nelle narici aceto misto a senape, per poi essere decapitato. E graticola, e ferri roventi, ed altre piacevolezze. Davvero. Non me le ricordo tutte ma erano tante le maniera di diventare santi attraverso il martirio. Sempre con il dovuto rispetto, sia chiaro. 
Ricordo tra le altre letture, tutta la storia della Pulzella di Orleans, Santa Giovanna d'Arco, che io leggevo prima, durante le ore di studio per non impappinarmi dopo. Un piccolo segreto mio.
E tornando al "mangiare", siccome cenavo dopo gli altri, mentre erano nel coro, riuscivo a essere servito dal frate cuoco con un occhio di riguardo.

1 commento:

  1. Straordinari sono i tuoi racconti.Mi sembra,in qualche modo, di far parte della tua vita ed è un gran piacere.
    Grazie !

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