Pedrabranca. (Ceará) Brasil

domenica 17 aprile 2011

Il Frate Cuoco

Foto presa da Web
In una comunità con tante persone, che regolarmente mangiano, serve un servizio di cucina, ovvio.
La persona preposta a tale bisogna, era il Frate cuoco. Frate converso, il che significa che era addetto solo ai lavori del monastero, come parecchi altri, i quali avevano solo i voti, (Castità, Povertà, ed Obbedienza), senza però essere ordinati Sacerdoti.



Bene. Aveva la tonaca tanto unta, che se  la toglieva rimaneva in piedi da sola. Davvero. E riusciva, ogni tanto, anche con ingredienti buoni, a preparare un mangiare pessimo.
Il caffellatte del mattino ad esempio. SEMPRE riusciva a bruciare il latte. Ma proprio tutte le mattine. Difficile, ma lui ci riusciva. Ancora quando ci penso, mi sento in bocca quel sapore di bruciato. Ma tant'è, una volta che mi lamentai mi fu risposto che un po' di sacrificio non ha mai ammazzato nessuno, e che era bene per la mia anima....
.Assolutamente niente carne, tolto qualche occasione speciale, due o tre all'anno, se ben ricordo, in cui ci veniva ammannita una "milanese", con grande nostra gioia. Per il resto pesce. Neanche tanto male a dire la verità, semplicemente friggendolo, non riusciva a fare danni, circa il gusto. La sera era un problema con la minestra. Essendo ragazzi in crescita, andava bene tutto, ma non so perché aggiungeva in quella broda rossastra, un mucchio di rosmarino. Ottimo ingrediente, ma quando è troppo è troppo. Ad essere sincero, in generale non avevamo da lamentarci. La Fame è un ottimo condimento.
Un giorno si ammalò, e mancò per una settimana. Prese il suo posto il Frate Sacrestano. Di origine veneta. Fu una settimana in cui nei piatti non rimaneva nulla. Pasta e fagioli, Risi e bisi, Sarde in saor....dopo mesi,ancora ci ricordavamo di quei piatti. Può´sembrare cattiveria ma sono sicuro che tutti noi nelle loro preghiere, chiedevano al Signore di lasciarlo a letto per un bel po' di tempo. In fondo la sofferenza avrebbe fatto bene alla sua anima, ed alla nostra alimentazione. Evidentemente Il Signore ritenne sufficiente una settimana.
Fiat Voluntas Tua.
Comunque sia crescemmo tutti in maniera sana, e sempre con un buon appetito. Avevamo alcune persone amiche, all'esterno, che chiamavamo "Benefattori". Ogni tanto uno di questi, ci veniva a trovare, con una bella cartata di salame a fette, da mettere nel pane della merenda invece della marmellata, ottima peraltro. Merende memorabili. Noi ci impegnavamo a pregare per lui, la sua famiglia ed il buon andamento dei suoi affari.
Do ut des.
Faceva parte del monastero anche un bel pezzo di terra, in cui era l'orto, alberi da frutta, la vigna, oltre al pollaio, un certa quantità di arnie, e via dicendo. Proprio come da spirito benedettino. Per cui avevamo verdura e legumi a disposizione.
E qui subentra di nuovo in campo il frate cuoco. Durante la ricreazione dopo il pranzo, spesso si presentava con un cestone di fagiolini da "spuntare", o piselli da sgranare, e simili lavoretti che ci mandavano a remengo la  ricreazione. E se ci attardavamo, il Padre Prefetto, ci imponeva di pregare a voce alta, per non distrarci con chiacchere.
Ora et Labora, appunto.
Quando era il periodo delle albicocche, invece,siccome avevamo anche la frutta parte integrante del pasto,chi raccoglieva i piatti aveva il compito di radunare tutti i nocciuoli, che una volta asciutti avremmo provveduto a rompere per estrarne la "mandorla", da vendere ad una pasticceria.
Tanti alberi da frutta avevamo, e ricordo delle pere burrose, pesche che si rompevano in due lasciando intatto il nocciolo, fichi. Ricordo anche un melograno che dava frutti meravigliosi, pieni di rubini.
Siccome io ero addetto al pollaio, avevo una certa libertá di movimento, per cui mi servivo con molta discrezione, per non farmi scoprire.
Verso novembre, un albero di Cachi, cominciava ad avere i suoi frutti. Io li coglievo ancora non completamente maturi, e li nascondevo nel cassetto della biancheria, in attesa della completa maturazione. Una delizia. Solo che una volta ne dimenticai uno, in un angolo tra le calze.....Immaginate il disastro.

1 commento:

  1. LO sai , questo bellissimo racconto mi fa tornare in mente il Diario di Gianburrasca , l'hai letto?
    Quando era in collegio l'unico pasto della settimana davvero buono era il minestrone del venerdì, se non ricordo male. Lui scopre che in realtà tutta la settimana venivano risciacquati i piatti in un pentolone di acquacalda e di venerdì con quel pentolone di risciacquature ci facevano il minestrone . Ogni tanto me lo ricordo .

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